lunedì 24 dicembre 2012
giovedì 15 novembre 2012
notav
Lunedì notte uno spiegamento spropositato di forze dell’ordine ha accompagnato tre trivelle in zona autoporto di Susa.
La statale 24 chiusa per un lungo tratto, idem l’autofrejus in carreggiata di discesa. Per tutto il giorno il traffico impazzito si riversava dentro Susa e Bussoleno creando disagi notevoli a cittadini e lavoratori. Blindati e new jersy in mezzo alla strada con cordoni di polizia e carabinieri a bloccare la normale viabilità. Chissà cosa avranno pensato i sindaci dell’alta valle, con alle porte la stagione sciistica, nel vedere gli uomini in divisa chiudere le strade che portanto alle montagna olimpiche….
Nel tardo pomeriggio di ieri la risposta dei valsisini è stata come sempre importante.
Prima il corteo di 400 persone che è arrivato a ridosso delle trivelle eludendo i blocchi, e poi, dalle 22 in avanti, il blocco totale della A32 fino a notte fonda, obbligando così le forze dell’ordine a ritardare notevolmente il cambio notturno passando dal Sestriere.
Questa sera, invece, dalle 19 in avanti, dopo una semplice battitura ai new jersy, hanno pensato bene di scaricare una quantità impressionante di lacrimogeni tra statale 25 e autostrada, con i gas che arrivavano nei cortili e nelle case. Ancora un’ ora fa l’area di San Giuliano era avvolta da una fitta nebbia velenosa che stava mettendo in serio pericolo gli automobilisti, gli autisti dei tir, gli abitanti della borgata e i manifestanti che, comunuque, continuavano a resistere determinati
Constatiamo ormai con chiarezza che per lo stato italiano la Valle di Susa è considerata un territorio straniero da occupare e militarizzare con ogni mezzo necessario.
In Afghanistan si “importa” la democrazia a suon di armi e in Valle si importano le “Grandi opere” sempre a suon di armi.
Alle esigenze e al sentire delle popolazioni locali si risponde con la violenza dei militari e dei loro mezzi da guerra.
Ma la storia insegna che i popoli sotto colonizzazione si sono stretti tra loro cementificando i loro legami per poi sviluppare quel sano anticorpo chiamato resistenza diffusa.
Resistere è la parola che unisce, e quelle resistenze sono durate fino a che l’invasore, stanco e demotivato, ha tolto il disturbo.
In Valle di Susa più passano gli anni e più quell’idea di resistenza si propaga: dai bambini ai giovani studenti fino ad arrivare agli anziani. Un intera popolazione che da venti anni difende con le unghie e con i denti la propria terra e il proprio futuro.
Sappiamo che è dura, ma sappiamo anche come andrà a finire.
Indietro non si torna
giovedì 1 novembre 2012
Presidio
martedì 23 ottobre 2012
24 ottobre 1944
lunedì 24 settembre 2012
lunedì 27 agosto 2012
lunedì 23 luglio 2012
venerdì 20 luglio 2012
volantinaggio
giovedì 19 luglio 2012
Carlo vive
lunedì 16 luglio 2012
sabato 14 luglio 2012
Genova G8: Cassazione, ingiustizia è fatta
L’Avvocato Romeo a Radio Popolare: “Cinque persone da oggi entrano in carcere e altre cinque affronteranno un nuovo processo. La Cassazione ha confermato l’impianto della Coprte d’Appello. Per noi difensori ingiustizia è fatta. Il prezzo dei cittadini condannati è enorme, per azioni che sono state commesse su cose e non verso persone”.
Un verdetto che non modifica il primo e il secondo grado. Il reato fu inserito ai tempi dl fascismo, ma è quanto di più utile per la repressione contemporanea, che non riguarda solo i fatti di Genova undici anni fa, ma anche tutte le occasioni in cui si esprime il dissenso, anche in forma non pacifica, ma comunque contro cose e non persone.
Con la sentenza della Cassazione ci sono persone che sconteranno fino a quindici anni di carcere. Con buona pace per chi non solo se l’è cavata con una sospensione di qualche anno, grazie alle coperture guadagnate con la divisa. Il paragone con la sentenza per la Diaz è inevitabile. Quale devastazione e saccheggio si chiedeva ieri in una lettera appello Enrica Bartesaghi, presidentessa del Comitato Verità e Giustizia per Genova, che abbiamo pubblicato in questo stesso articolo.
Davanti alle immagini delle persone pestate, in ospedale, a Bolzaneto, dentro la scuola, vessate, torturate, oggi è svelato il grado di giustizia di cui si è capaci nelle aule di giustizia. Per non parlare della politica, che in undici anni non è stata solo assente, ma colpevolmente responsabile.
giovedì 12 luglio 2012
Alessio Lega racconta e canta
Alle ore 21 di sabato 14 luglio
in piazza Cesare Battisti (piazza delle Erbe) a Novara
Alessio Legaracconta e cantaricordando genova 2001Nessun poliziotto in galera per il pestaggio della Diaz.Quando sarà il momento si provvederà sicuramente ad evitare ogni incomodo pure ai torturatori di Bolzaneto.Delle manganellate in piazza e del gas CS non è il caso di parlare: nessun colpevole. E così pure per l'assassinio di Carlo Giuliani.Intanto una decina di manifestanti, accusati solo di danneggiamenti di cose e non di attacchi o lesioni a persone, rischiano di marcire in galera anche per più di dieci anni.Noi, nel luglio del 2001, eravamo a Genova con migliaia di ribelli provenienti da tutta Europa. Noi non dimentichiamo quei giorni, come non dimentichiamo nemmeno una delle vittime della repressione e della violenza poliziesca (da Stefano Cucchi a Federico Aldrovandi, tanto per fare un paio di nomi tra i più noti).Nella stessa serata Alessio Lega presenterà il libro scritto a quattro mani con Ascanio Celestini ed edito da Elèuthera.Organizza il Circolo Zabriskie Point con la Libreria di piazza delle Erbe.CIRCOLO ZABRISKIE POINT NOVARAwww.zetapoint.orgf.i.p. luglio 2012 corso Milano 44/A Novara |
mercoledì 27 giugno 2012
Genova 2001
Appello per una mobilitazione internazionale in solidarietà con i condannati per gli scontri [it-en-de-es]
Il 13 Luglio si terrà, presso la Corte di Cassazione di Roma, l'ultimo grado di giudizio del processo contro 10 tra compagne e compagni condannati per aver partecipato agli scontri avvenuti a Genova, nel luglio 2001, in occasione del vertice del G8.
Gli imputati sono stati condannati dal tribunale di Genova a pene pesantissime, dai 10 ai 15 anni, e ora le sentenze rischiano di diventare esecutive.
In dieci fungono da capro espiatorio: tramite loro lo Stato vuole attaccare le centinaia di migliaia di persone che scesero in strada quei giorni e in primo luogo quelli che contribuirono a scatenare la rivolta contro l’arroganza dei potenti. Non accettiamo la rappresaglia di Stato; colpire questi compagni significa sferrare una pesante offensiva contro l’intero movimento.
Nel frattempo i responsabili dei massacri indiscriminati, dell’incursione alla scuola Diaz, delle torture di Bolzaneto e dell' assassinio di Carlo Giuliani dormono sonni tranquilli e vengono premiati per le loro operazioni di "bassa" macelleria.
Riteniamo che sia una nostra precisa responsabilità esprimere solidarietà ai compagni condannati, denunciare e res pingere questa manovra repressiva, rivendicare il valore delle giornate di Genova.
Riteniamo inoltre che in questo periodo di violenti attacchi da parte del sistema capitalista ai danni degli sfruttati, sia importante contrapporsi alla criminalizzazione di tutte quelle lotte che fuoriescono dai ristretti spazi del consentito…Criminalizzazione che passa anche attraverso le pesanti condanne attribuibili grazie all’utilizzo del reato di "devastazione e saccheggio".
Per queste ragioni è importante dare vita a una mobilitazione in sostegno ai condannati. Lanciamo quindi un appello di solidarietà internazionale per dare corso ad iniziative e azioni nella settimana precedente il processo.
Inoltre, invitiamo tutti a partecipare al presidio di solidarietà che si terrà il giorno dell’udienza presso la corte di cassazione di Roma, per fare sentire direttamente la nostra voce agli inquisitori.
06 -12 Luglio
Giornate di mobilitazione
13 Luglio
Presidio sotto la Corte di Cassazione a Roma
Bari. Bomba fascista al "Socrate occupato"
distrutto csoa corto circuito
Il danno subito è inestimabile e il padiglione non è in alcun modo recuperabile. Le cause tutt’ora non sono state accertate e in questo momento non vogliamo escludere nessuna ipotesi: per questo vogliamo che venga fatta immediatamente chiarezza sulla vicenda.
In quel padiglione vivevano il sudore, il coraggio, gli investimenti, i desideri di centinaia di persone che con passione hanno da vent’anni costruito un’esperienza unica. Un’esperienza fatta di auto reddito per chi lavora nell’Osteria Popolare offrendo ottimo cibo a prezzi contenuti e una rara occasione di socialità per il quartiere e non solo. Tanti tavoli per decine di ragazzi che tutti i pomeriggi studiano nella Scuola Popolare, praticando un modello di scuola differente, che parte dalla base. La “Sala Blu” che ogni settimana ospita concerti, presentazioni di libri, dibattiti e assemblee, scuole di danze popolari e salsa, una sala prove a disposizione di gruppi teatrali e musicali.
Il Corto Circuito costituisce da ventidue anni un punto di riferimento per il quartiere, per l’intera città di Roma e per tutti i movimenti che si sono proposti di immaginare un mondo diverso, è una delle realtà politiche che nella città rappresenta un polo di connessione per tanti e tante. Vogliamo che questa immensa risorsa che abbiamo prodotto grazie alla cooperazione e al lavoro di tutti non diventi cenere!
Già 21 anni fa, un vile attacco fascista distrusse un padiglione del nostro centro sociale all’interno del quale morì Auro Bruni. Anche quella volta siamo ripartiti e sulle ceneri di quello spazio oggi vive il campo di calcetto dedicato ad Auro.
Oggi come allora nessuno ci fermerà, la ricostruzione è già ricominciata. Domani le attività riprenderanno, grazie alla solidarietà delle Cucine Popolari di tutta la città, con la festa di fine corsi della Palestra Popolare e una grande cena di sottoscrizione.
Già in queste ore abbiamo ricevuto centinaia di testimonianze di solidarietà. Abbiamo bisogno di lanciare il cuore oltre l’ostacolo, credere che dalle ceneri del vecchio padiglione crescerà un’esperienza ancora più forte. Questa sfida la possiamo vincere solo tutti insieme. Insieme a coloro che in questi anni hanno attraversato il centro sociale, insieme agli atleti e alle atlete delle Palestre Popolari, agli studenti della scuola popolare, a tutti coloro che hanno gustato un piatto della nostra cucina, a tutti colori che hanno tirato un calcio nel campo di calcetto, a tutti quelli che hanno suonato, cantato recitato al Corto Circuito o che solo avrebbero voglia di farlo. Insieme a tutti i fratelli e le sorelle che abbiamo incontrato nelle piazze e nelle strade di tutto il mondo nelle lotte quotidiane contro le guerre, le ingiustizie e i potenti per costruire ora e adesso il nostro mondo possibile.
Vi invitiamo quindi a passare con la voglia di partecipare a questa sfida, aderendo alle iniziative di sostegno che stiamo definendo, sottoscrivendo il conto corrente per la ricostruzione, ma anche contribuendo con le vostre competenze, lavoro e anche solo con un sorriso!
PRIMI APPUNTAMENTI
Mercoledì 27 ore 20,00:
cena sociale di sottoscrizione a cura delle Cucine Popolari della città e festa conclusiva dei corsi della Palestra Popolare Corto Circuito con passaggi di cinture di kick boxing e saggio di salsa
Sabato 30 ore 19,00:
Presentazione del libro A Riot of my own di Stefano Dorigo e Pantaleo Elicio, partecipano: Nunzio D’Erme, Benedetto Vecchi ( il manifesto), Bruno Seghetti modera il Duka ( scrittore). Degustazione a cura di Social Wine, a seguire Valerio Mastrandrea, Saverio Raimondo e concerto live di Emilio Stella.
Invieremo aggiornamenti continuamente su facebook, twitter e sul sito, già da domani inizieremo ad organizzare momenti di lavoro collettivo, eventi e iniziative per ricostruire tutti insieme il Corto Circuito.
Per info 3294037069
Per contribuire alla campagna di ricostruzione del csoa Corto Circuito:
giovedì 14 giugno 2012
info
Tra i nomi degli indagati sono presenti anche molti compagni e compagne prigionieri/e in Grecia per il processo alla CCF.
Tra le abitazioni perquisite, ufficialmente in cerca di materiale esplodente, documenti informatici e cartacei, anche quella di un curatore di informa-azione, a cui hanno sequestrato, tra le altre cose, i computer necessari per l'aggiornamento del sito, e di due compagni di Culmine, tratti in arresto. Attendiamo maggiori notizie per comprendere nella sua interezza la portata e la strategia sottendente questa operazione repressiva. Non attendiamo invece ad esprimere solidarietà e vicinanza a tutti i compagni e le compagne colpiti da perquisizioni, indagini e arresti.
Varese fermavano Giuseppe Uva e il suo amico Alberto. Giuseppe morì alle prime ore del mattino, in seguito al pestaggio subito nella caserma di via Saffi e ad un Trattamento Sanitario Obbligatorio (TSO) non autorizzato. Un omicidio di Stato che come quelli di Lonzi, Cucchi, Aldrovandi, vuole venire insabbiato e sterilizzato nei tribunali in cui il potere si auto-assolve.
Antifa
Il corteo è iniziato con un intervento in ricordo della madre di Valerio Verbano, scomparsa pochi giorni fa, e poi è proseguito con numerosi interventi per spiegare alla cittadinanza le motivazioni della manifestazione e raccontare quello che sta avvenendo a livello nazionale. Arrivati alla conclusione del percorso prestabilito, il corteo intendeva con convinzione proseguire verso la sede cittadina di Casa Pound distante circa 200 metri da dove si sarebbe concluso il corteo e svolto il concerto, ma un ingente dispiegamento delle forze dell'ordine ha impedito il proseguimento che si è concluso con un blocco del traffico per circa un’ora, con il corteo schierato davanti agli agenti di polizia pronti per proseguire. In lontananza si vedevano circa una ventina di fascisti fuori dalla loro sede protetti dalle forze dell’ordine.
La lotta antifascista autorganizzata non si ferma.
antifascisti novaresi
domenica 10 giugno 2012
martedì 5 giugno 2012
ASSEMBLEA PUBBLICA
mercoledì 30 maggio 2012
venerdì 18 maggio 2012
domenica 13 maggio 2012
giovedì 10 maggio 2012
lunedì 23 aprile 2012
25 Aprile
Abitare Novara
Queste situazioni purtroppo avvengono anche con famiglie con figli molto piccoli.
Sempre ricordando che viviamo in una situazione di crisi, e che quindi sempre più gente si ritrova con gravi difficoltà economiche chiediamo risposte immediate.
venerdì 20 aprile 2012
Abitare Novara
giovedì 19 aprile 2012
venerdì 16 marzo 2012
venerdì 2 marzo 2012
no tav
FERMARCI E’ IMPOSSIBILE
Oggi vogliono confinare i No Tav in carcere, ai domiciliari, al confino nelle loro città; si vogliono colpire la valle e il movimento di opposizione all’alta velocità/capacità tentando di terrorizzarli, di spaventarli e criminalizzarli, con gli agenti in borghese che stringono la pistola alla cintola e fanno irruzione nelle case, mettono le mani negli armadi e nei cassetti, trattano in tutta Italia come pericoli per la società persone colpevoli di aver manifestato contro la devastazione ambientale, contro l’incubo della militarizzazione delle nostre vite. L’operazione poliziesca “Sì Tav” è anzitutto un messaggio politico, un messaggio mediatico. È rivolto, oltre che al movimento, all’intero paese. Si vuole dare una rappresentazione della lotta che ottenga l’obiettivo che la schiera di giornalisti prezzolati non è finora riuscita ad ottenere: rendere i No Tav antipatici alla massa dei telespettatori/elettori/consumatori (gli italiani, così come sono considerati dal potere). L’operazione poliziesca vorrebbe creare una rappresentazione secondo cui, dietro a una “etichetta”, il No Tav, esiste una rete nazionale di oppositori ideologici, estremisti, lontani dalla valle ma vicini ai fantasmi di cui lo stato ha sempre bisogno per sconsigliare ai cittadini di organizzarsi e resistere. I mezzibusti del tg sono stati ben attenti a qualificare gli arrestati non come No Tav “ordinari”, ma come “antagonisti No Tav”: non una parte del movimento, ma una parte estranea al movimento. Illusi. Loro stessi non credono più a ciò che dicono, si vergognano quasi nel dirlo, perché sanno di non essere più creduti. Ormai tutti sanno la terribile e splendida verità: questa valle, tutta la valle, ha preso la strada della resistenza. Le lobbies del Tav, non essendo riuscite quest’estate, proprio attraverso i giornalisti, a infinocchiare la Val Susa con la storia dei black bloc (la valle aveva risposto: “Siamo tutti black bloc!”), provano ora, in modo odioso e patetico, a infinocchiare il resto d’Italia attraverso i magistrati. La valle ha risposto ieri sera, con le fiaccole a Bussoleno: “Siamo tutti colpevoli!”. Sanno che è un gioco rischioso: la solidarietà valligiana è in queste ore fortissima, quella nel resto d’Italia si sta dimostrando altrettanto estesa e determinata.
La valle e il Tav sono inconciliabili, così come la militarizzazione e la dignità, la politica cialtrona e l’intelligenza, i lacrimogeni e la libertà di manifestare. Né i valsusini, né coloro che con essi sono stati o sono solidali, in Italia e in Europa, sono uniti tra loro da un’ideologia: la realtà da combattere e quella da affermare sono un vincolo molto più solido, più comprensibile, e per nulla neutrale. Ad oggi, non un chiodo per il progetto Tav è stato piantato. Questo è un movimento delle persone contro i robocop, dei beni comuni contro gli interessi privati, delle intelligenze contro la brutalità e l’arroganza che non conoscono discussioni; per questo ha potuto resistere vent’anni alla demonizzazione giornalistica, alle intimidazioni, alla disinformazione, agli incendi dei presidi, alle gomme tagliate, agli arresti, alle botte. Resisteremo anche alla retata della vergogna, alla retata del 26 gennaio. I No Tav non rischiano soltanto la galera, ma la vita durante le manifestazioni; c’è chi ha riportato ferite permanenti, chi ha rischiato e rischia la vista e l’udito, chi è finito in coma. Chi è stato in valle, chi ha visto e ha rischiato con noi, lo sa. Non abbiamo paura. I nostri compagni in carcere non hanno paura. Non cederemo di un millimetro, resisteremo un metro e un istante in più di loro. Che sarebbe stata dura, lo sapevamo e lo sappiamo; che sarà forse ancora più dura, in futuro, ce lo aspettiamo. Ma non ci arrenderemo, e l’Italia già se lo aspetta. Vinceremo noi, alla fine. Abbiamo resistito e resistiamo a tutto, perché non rinunciamo a nulla.
Fermarci è impossibile!
Comitato di lotta popolare No Tav
Laboratorio-A - Novara
NO-TAV NOVARA
martedì 7 febbraio 2012
Abitare Novara
Oggi 07.02.2012 una ventina di compagne/i intorno alle 9.30 hanno bloccato uno sfratto all'ultimo accesso,la famiglia in questione era stata minacciata dal padrone di casa e dal ufficiale giudiziario che se non avessero lasciato l'appartamento sarebbero intervenuti con la polizia.
Questo non e avvenuto e si e riuscito a ottenere una proroga di un mese e la certezza di un altro alloggio se ciò non avverrà,il collettivo Abitare Novara si mobiliterà affianco alla famiglia .
LA CASA E UN DIRITTO!!!!